LO SCENARIO ATTUALE
DATI QUANTITATIVI
Il progetto Hand Hygiene ha visto sin dal suo inizio, nel 2017, un buon livello di adesione da parte delle organizzazioni sanitarie. Nonostante lo sforzo richiesto alle organizzazioni per sistematizzare i dati raccolti secondo un modello strutturato e condiviso dal board di progetto, il numero di rilevazioni è risultato di anno in anno consistente e anche l’adesione in termini di numero di organizzazioni coinvolte significativa. Durante gli anni il numero di organizzazioni aderenti si è sempre assestato sopra le 10 con un picco nel 2022 di 21.
La non obbligatorietà dell’adesione al progetto porta ad identificare che il risultato conseguito in termini di rilevazioni è molto positivo, stante anche l’investimento in tempo e risorse da destinare al processo di rilevazione e rendicontazione, senza poter fare affidamento su nessun riconoscimento esterno se non la sicurezza di una ricaduta positiva sulla qualità delle cure e sulla sicurezza per i pazienti.
Verificando i risultati si sottolinea come il target, condiviso dalle aziende partecipanti al progetto, sia quello fissato dall’OMS che identifica una compliance minima dell’80% per professionisti sanitari, al fine di garantire sicurezza per i pazienti.
Nei 6 anni sono state raccolte oltre 385.000 osservazioni, che rappresentano un campione interessante, seppure parziale, per rappresentare il panorama sanitario italiano. Se nei primi 3 anni il dato è stato costante con circa 30.000 rilevazioni all’anno, nel 2020 – con la possibilità di estendere la raccolta a tutto il periodo – si sono superate le 50.000 rilevazioni, per registrarne nel 2021 oltre 81.000 e nel 2022 circa 160.000.
La distribuzione delle osservazioni racconta il diverso impatto dei processi all’interno delle organizzazioni.
Se si pone l’accento sulle diverse figure professionali, oggetto di osservazione, appare evidente che le tre figure maggiormente osservate sono quelle più interessate dai processi di cura, che quindi sono maggiormente coinvolte nelle attività e nella “vita di reparto”, ovvero infermieri, medici e OSS. Le rilevazioni relative a queste tre figure si attestano circa all’85% del totale: in particolare nei 6 anni gli infermieri sono la figura maggiormente osservata (45%) seguiti da medici (24%) e OSS (15%).
Sui cinque momenti identificati dall’organizzazione mondiale della sanità (Prima del contatto con il paziente; Prima di manovra asettica; Dopo esposizione a liquido biologico; Dopo il contatto con il paziente; Dopo contatto con ambiente circostante), a cui dal 2020 sono stati aggiunti i 2 momenti IN e OUT del Target Solution Tool, si rileva una distribuzione abbastanza difforme delle osservazioni:
- il 57% è relativa ai momenti 1 (32%) e 4 (25%),
- il restante 43% si concentra sugli altri 3 momenti identificati da OMS e sui 2 del TST, 12% Ambiente, 9% liquido biologico, 8% manovra asettica, 7% IN, 6% OUT
DATI QUALITATIVI
Nei 6 anni si rileva un trend di miglioramento, che per l’anno 2022 pone la compliance del campione all’84%, a fronte dell’82% del 2021 e del l’81% del 2020. Nel 2019 si era registrata una flessione al 73%, mentre nel 2018 la compliance era del 78% e nel 2017 del 76%. In parte la variabilità è da attribuirsi al fatto che le organizzazioni aderenti non sono costanti nel tempo, per chi però ha una partecipazione continua nel tempo si evince come il confronto porti comunque ad una compliance sempre in crescita per la singola organizzazione. Le tabelle e i grafici seguenti mostrano il trend della compliance nel tempo relativamente alle 3 variabili osservate: setting di cura, figure professionali e “momenti”.
Le rappresentazioni qui evidenziate lavorano sui dati aggregati complessivi del campione, le singole organizzazioni aderenti ricevono annualmente un report nel quale sono esplose ed analizzate tutte le variabili oggetto di analisi, sulle sono sviluppati sia benchmark spaziali che temporali.
Dalla valutazione dei dati emergono alcuni spunti di riflessione: in primo luogo si rileva come l’andamento della compliance abbia seguito un percorso piuttosto omogeneo nelle diverse macro-aree, con un miglioramento all’aumentare delle osservazioni; si evidenziano inoltre elementi in linea con la letteratura quali la migliore performances del personale infermieristico nell’ambito del personale sanitario e una maggiore compliance in presenza di maggior rischio per l’operatore, quindi livelli di compliance più elevati nei momenti in cui l’azione assume maggiore valenza di protezione per l’operatore piuttosto che per il paziente.
I dati raccolti e i livelli di performance raggiunti, seppur soddisfacenti, invitano a non abbassare la guardia sul tema dell’igiene delle mani, che risulta a tutt’oggi tra le azioni più efficaci per la contrazione delle infezioni e dei contagi. Le analisi rivelano che sia assolutamente necessario migliorare e continuare a monitorare ed attuare tale prassi; in particolare l’esperienza del Covid -19 dovrebbe essere promotore per tutte le organizzazioni di comportamenti che aumentino il livello di attenzione verso pratiche di sicurezza quali il lavaggio delle mani.
Il PROGETTO HAND HYGIENE COME OPPORTUNITA’ DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’
Analizzare i dati in relazione alla figura professionale, all’area clinica di riferimento, al momento, dà l’opportunità all’organizzazione di mettere in atto azioni correttive specifiche anche con la possibilità di comparare le proprie performance con quelle delle altre strutture.
Il progetto Hand Hygiene è la testimonianza di come misurare e confrontarsi siano elementi che “ripagano” degli investimenti fatti nell’attività di monitoraggio. Nasce dall’idea che solo grazie al confronto delle buone prassi e alla misurazione dei risultati le strutture sanitarie possano realmente migliorarsi e garantire processi di cura più sicuri ed efficaci. Consentire alle organizzazioni di confrontarsi su temi così importanti e discutere insieme su come migliorare è un obiettivo sfidante. La sfida più difficile è certamente mettere a sistema i processi di miglioramento delle organizzazioni, indagandone i fattori critici di successo (sia a livello di comportamenti organizzativi, sia di prassi e processi clinici) per consentire il raggiungimento di un livello di replicabilità e generare, conseguentemente, una maggiore cultura della sicurezza e qualità delle cure. Tutto ciò tenendo conto delle peculiarità delle singole organizzazioni.